Troppi rumori, suoni molesti provano a soffocarti; voci piene di rabbia esprimono il nulla, l’elogio dell’arroganza.
Una parola e clic, parte l’incendio.
E tu sei lì.
Cerchi riparo da quel vento che brucia la pelle, le lettere si uniscono e ti sbattono contro ferendoti.
E tu sei sempre lì.
Immobile, con gli occhi pieni di quel vento, ma perché non te ne vai?
Non puoi muoverti, ma te ne vai via lo stesso.
No, tu non distruggi, tu costruisci strade, ponti e oceani, e lentamente ti allontani; in punta di piedi dai vita alla tua bolla.
Strana la vita, spendi tempo, parole e energie per distruggerle le barriere e poi…
E poi?
E poi semplicemente ti rifiuti di scendere nel fango, e ti ripari con l’arma del silenzio.
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