Scappiamo inseguiti da vecchi fantasmi, ombre che si allungano tra nere falene che danzano intorno al fuoco delle nostre paure.
Non c’è pace, ci rigiriamo tra le lenzuola madidi di un sudore ghiacciato.
Schegge impazzite fluttuano nell’aria segnando la pelle, il vento soffia di nuovo sulle cicatrici, e si rialza un fumo timido; pensieri che riaccendono la brace si insinuano, sibillini, nella mente.
Apriamo gli occhi e… la nebbia avvolge le pupille tremanti.
Siamo allo stremo, serriamo le palpebre anelando una pausa e disperati aspettiamo il sole.
Che ora è?
Ci alziamo impauriti, fiduciosi che un raggio di luce diradi la cupa foschia.
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